Garda Marathon: la gara

Partiamo subito dall’unico dato positivo di tutta la gara;

3:22:13, un miglioramento di 10 minuti sul personale fatto a Rimini nel 2015.

Il resto del racconto è la cronaca di una lunga sofferenza e di  una amara delusione personale, di quella che ti fa piangere all’arrivo, ma non di felicità.

Le sensazioni nei giorni precedenti erano meravigliose, ero molto tranquillo mentalmente, concentrato e non sentivo l’ansia. Ero sicuro di me stesso, consapevole di poter fare una buona gara, e di puntare questa maratona tra le 3:10 e le 3:15.

Mi ritrovo alla partenza con il mio amico Max,lui partecipa  alla 30 km e la utilizzerà come lungo pre maratona di Atene di Novembre. Decidiamo di farla insieme, ci mettiamo d’accordo di non superare i 4:30 min/km, e sopratutto mi prometto di tenere d’occhio le mie frequenze cardiache, voglio stare sui 175 bpm.

3-2-1 e si parte, leggera discesa, la gente è tanta, cerchiamo spazio e superiamo qualche atleta più lento. Piccola salita, ce ne saranno diverse nella gara, controllo sempre il cuore e usciamo dal casino. 4:45, piccola discesa, si procede bene e ci troviamo subito al nostro passo prestabilito, siamo fianco a fianco, respiro bene, sono molto concentrato.

4:29,4:29,4:30,4:30, siamo dei metronomi, il cuore è leggermente alto (media 177) ma non me ne preoccupo troppo, penso che fra poco si stabilizzi. Siamo al 5°, tutto bene, cerco di stare sciolto di spalle, cadenza alta, respiro bene senza affanni, mi guardo intorno, sulla sinistra ci accompagna la bellissima vista del lago. La strada che stiamo percorrendo è la Gardesana sponda veronese, direzione Brenzone dove ci sarà il giro di boa e si tornerà in direzione Torbole.

Cerco di capire la direzione del vento, evidentemente o è assente, o leggero alle spalle. Non me ne preoccupo più di tanto. Ci mettiamo in scia con 3 atleti in fila, vengono dalla repubblica ceca, se la chiacchierano ma tengono un ottimo passo, uguale a quello che vogliamo fare noi. Ci promettiamo di stare in scia, in caso di vento potrebbero aiutarci.

4:29, 4:34 4:31,  si presenta un falsopiano, una leggera salita la sento sopratutto sul cuore, i battiti si alzano, controllo e rallento.4:29-4:34, una parte di gara con qualche saliscendi, siamo quasi al 10° dopo essere passati nel centro di Brenzone, pronti per tornare indietro.

Usciamo da una breve salita, le controllo tutte, anche a costo di essere più lento, la gara è lunga quindi ci sarà tempo per soffrire. Un vento frontale si presenta intenso e fastidioso, mi coglie alla sprovvista, mi metto in scia di qualche atleta cercando di giovarne ma cosi non è, siamo sulla destra della carreggiata, e il vento è costante. Passerà, o forse no. Il runner davanti a me prende qualche metro, Max è avanti di 10 metri, sapeva che avrei avuto da controllare il cuore, ogni tanto si gira a cercarmi.

Ristori messi un pò a casaccio, come i cartelli che scandiscono i km, passa il cartello del 10° (45:22 min), passano 200 metri e non si vede il ristoro, buttato a caso poco dopo, prendo da bere, controllo e si prosegue.

4,29,4:32,4:31, Max ormai è una decina di metri davanti a me, tiene il passo costante ma io mi sono ripromesso di tenere controllato anche il cuore. Il vento mi infastidisce, passiamo in zone dove è intenso, a zone dove cede un pò.

Capisco esattamente dove sono, vicino all’ospedale di Malcesine, so che c’è una salita da controllare e cosi si presenta, rallento, controllo e l’affronto, 4:46 a 178 bpm di  media, sono alto lo so ma va bene, più avanti la strada dovrebbe essere in discesa ( e invece…).

4:32 e arriviamo al 15° (1:08:17), ristoro, bevo,e proseguo.

Tifo praticamente assente, qualche persona a bordo strada ci guarda, ma gli applausi sono rari. Un’altra salita, controllo, il vento inizia a infastidirmi parecchio, e mi accompagnerà per un bel pezzo.

Il runner davanti a me dista 10 metri, sono da solo e il vento non molla un secondo, cerco di rallentare e tenere d’occhio il cuore, ormai stare sui 4:30 è difficile, mi prometto di rallentare perché è una maratona e non si scherza. Il cuore però fatica un pò, porto avanti una brutta serie, 4:40,4:29,4:38,4:35,4:36, tutti porti avanti sui 176 bpm. Un pò di stanchezza? Il vento? Il Cristo signore? Chi lo sa, so solo che da questo punto non ho avuto più le mie frequenze abituali.

Giro la mezza maratona chiudendo a 4:35 (1:36:00), il tempo non è male, sono ancora dentro il mio tempo prefissato, quindi non mi preoccupo più di tanto.

La Gardesana è piena di persone, chi cammina, chi va in bici, purtroppo certi proprio se ne sbattono della gara, quindi se ne stanno bellamente in mezzo. Il lago ora è sulla sinistra, bello come sempre. Siamo in ombra, la temperatura è ottima.

Attraversiamo qualche galleria, tra cui una molto lunga, in qualche parte buia, e soprattutto con qualche ciclista contrario senza luce.

Max è davanti , ormai riesco solo a vederlo a circa 20-30 metri.

Parte di gara in leggero falsopiano secondo me, il passo è rallentato e fatico a tenere buono il cuore. 4:40,4:42,4:39,4:39, media 176 bpm e siamo al 25° (1:54:43).

Ormai siamo alle porte di Torbole, qui quelli della 30 km si staccheranno, per proseguire verso l’arrivo a destra. Il vento è leggermente ceduto, e questo mentalmente mi tranquillizza. Facciamo ancora qualche galleria, 4:38,4:46,4:44,4:41, 29esimo, riesco a riprendere Max che accusa un dolore alla gamba e mi dice che deve tenerlo un attimo sotto controllo, ci salutiamo e non lo rivedrò più fino all’arrivo.

Esco da una leggera curva lunga a destra, vedo Torbole e sento lo speaker, una folata di vento frontale mi colpisce in pieno, guardo le vele dei surfisti e capisco che oggi è la giornata ideale per fare windsurf, ma meno per fare una maratona. Qualche persona sul marciapiede incita, il cartello del bivio per l’arrivo dei 30 è sulla sinistra, io proseguo invece diritto, verso il cartello della 42. Mentalmente sapere di averne ancora 12 da fare non è semplice, sopratutto se non sei freschissimo come il sottoscritto.

Oltre il vento ora sono in pieno sole, è uscita una giornata memorabile, e si è alzata la temperatura in modo anormale, molte persone sono in maniche corte.

Proseguo ma sono stanco, supero il cartello dei 30 km, un occhio al tempo (2:18:25) e proseguo. Mantenere, controllare il cuore e dosare le forze, prendere quello che arriva, il tempo per adesso non è male.

Superiamo sulla destra la strada Linfano, la imboccheremo più avanti, stiamo seguendo la direzione verso Riva del Garda. Fa cmolto caldo, prendiamo una parte di lungolago che passa al fianco di una galleria, è in salita e accuso il colpo. Oltre questo, mi accorgo che la passerella che passa al fianco della galleria (che è larga si e no 2,5 mt.) è piena di persone che passeggiano, bici, cani al guinzaglio, marmocchi con monopattino, tutti bellamente in mezzo. Devo letteralmente chiedere permesso alle persone, certe si girano anche con fare scocciato (tralasciamo la pessima organizzazione di questa Garda Marathon, ci sarebbe da scrivere un libro).

Usciamo dal marasma, curva a destra, imbocchiamo la galleria, una corsia è dedicata a noi runner, quella opposta aperta al traffico. Dietro di noi ciclisti fanno lo slalom tra una corsia e l’altra, nemmeno un addetto a pagarlo oro.

Si accende la spia della riserva, ormai capisco che qui ci sarà da stringere i denti, e non poco. Imbocchiamo la Linfano, il colpo di grazia me lo da ancora il vento, contrario e deciso. Sono solo.

Smetterò di darvi i tempi di passaggi perché non avrebbe senso. Avete letto del Muro del maratoneta? Ecco, io c’ho sbattuto contro, violentemente. La mia sarà adesso una cronaca di cosa si prova e di cos’è questo muro.

Chiariamo subito una cosa: se si sbatte contro il muro del maratoneta, dimenticati qualsiasi passo, frequenza cardiaca o obbiettivo. Devi solo gestire la testa, e non farti prendere dall’ansia. Ci sono vari motivi per cui si sbatte contro il muro: mancanza di allenamento, sbagliata gestione di gara, idratazione o alimentazione sbagliata, cause esterne come il meteo.

Nel mio caso, il passo è rallentato drasticamente, a parità di battiti era impensabile pensare a qualsiasi tempo, quindi la prima mossa è stata smettere di guardare l’orologio, perché non avrebbe avuto gran senso (4:50  e 180 bpm!)

Le gambe erano dure da matti, un dolore all’inguine mi ha indurito tutto il bicipite femorale, quindi ho dovuto gestire quel dolore. Iniziano poi i pensieri brutti, quelli che ti dicono di fermarti a fare streching, o di ritirarti (si ci ho pensato), bisogna semplicemente non darci retta, o meglio ancora pensare POSITIVO. Facile da dirsi, difficile da fare, quando le gambe fanno male, quando stai in sofferenza, quando sei lento e hai buttato una gara è difficile pensare positivo ma bisogna pensarlo. Bisogna pensare a quello che si è fatto fino adesso, agli allenamenti che si sono fatti per essere li, agli atleti dietro di te, ma sopratutto pensare all’arrivo, a quando è vicino rispetto alla partenza.

Siamo al 35° (2:43:29 ) e sono in piena agonia, cerco di gestire la cadenza, il dolore all’inguine mi fa partire delle piccole scariche e il polpaccio è duro e al limite del crampo. Bisogna cercare di bere subito, se possibile sali, cosi ho fatto. Non cambierà nulla, ma male non farà. Smettere di guardare i cartelli dei km, quando hai male alle gambe anche “solo” 7 km sembrano un eternità, cosi è stato per me.

Calma, sangue freddo, ormai bisogna solo gestire, ma non fermarsi, se lo si fa non si riparte più. Camminare non serve a niente, il dolore rimane, quindi rallentare e concludere.

Sono sulla ciclabile che faccio ogni giorno negli allenamenti, e fidatevi che la conosco bene, non l’ho mai fatta cosi piano, il che mi ha fatto un pò ridere. Non sei l’unico, altri runner stanno soffrendo, e fidati che pochi ti supereranno con il sorriso e freschi. Mi autoinvito, spesso a gran voce, serve per me, ma sopratutto per la ragazza al mio fianco, una conoscente 40enne alla prima maratona, in piena crisi di crampi.

Stringo i denti, cerco di concludere la gara, e cosi faccio, l’ultimo km sul lungolago facendo zig zag tra le persone che passeggiano non aiuta, ma ormai ci sono, piccola curva a sinistra e il traguardo.

4 mesi di allenamenti, un risultato sulla carta molto buono, ma il rammarico di non aver capito di non essere stato pronto. Cerco di trovare del positivo, sicuramente c’è, questa maratona è tutto un bagaglio di esperienze che mi serviranno in futuro. Sono deluso, ancora adesso quando scrivo questo articolo lo so, penso a quel muro in piena faccia su cui ho sbattuto, ma ripenso anche che sono stato molto forte a saperlo gestire e non aver mollato tutto. Sono piccole “soddisfazioni” che devo cogliere, sopratutto in maratona.

Spesso le gare non vanno come volevi, o come ti eri immaginato. Mi ero immaginato all’arrivo stanco e sorridente, invece sono arrivato devastato, e alla fine ho pianto, no per la gioia ma per la delusione.

Mi dicono che sono troppo critico verso me stesso, di non essere mai felice del risultato.E’  vero, fa parte del mio carattere, ma finche piangerò all’arrivo vorrà dire che sarà valsa la pena esserci.

 

2 pensieri riguardo “Garda Marathon: la gara

  1. Come sempre un racconto da leggere tutto d’un fiato, che ti fa rivivere, immedesimare nella gara e un po anche emozionare.
    Complimenti Simone! Per la gara, perché è stata una grande gara, magari non quella che ti immaginavi, ma il risultato è ottimo e ne devi essere orgoglioso e felice.
    Per quel poco che ti conosco, so benissimo come ti sei preparato, quanto impegno ci hai messo, la cura dei dettagli, la ricerca di informazioni e tutto il sudore che hai versato nei mesi di preparazione, il conciliare ore di allenamenti al lavoro, alla tua famiglia; è stato un grandissimo impegno, perciò ti ripeto: vanne fiero ed orgoglioso del tuo fantastico 3:22:13!
    Sono certo che avrai modo e soprattutto carattere per arrivare a fare la maratona dei tuoi sogni. Ne sono certo.
    Un abbraccio.
    Paolo

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  2. capita e probabilmente (anche se non te lo auguro) potebbe ricapitarti. la maratona e così. mesi di preparazione e poi non arriava quello in cui speravi.
    prendi il lato positivo: ti sei comunque migliorato.

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